Erchie (Br)

Le origini

Il comune di Erchie è situato nel Salento in una posizione particolare, è al confine delle tre province salentine di Brindisi, di Taranto e di Lecce nel cuore culturale di tale subregione. Ciò si evince soprattutto dal dialetto peculiare del comune, a tratti simile al leccese, con una forte impronta brindisina.(1)
Il nome deriverebbe dal fatto d‘essere stato un centro religioso legato al culto di Ercole, dal quale avrebbe preso il nome di Hercolanum o Heraclea. Intorno ai secoli VI e V a.C., i messapi dettero il nome di Herculea e, nel I secolo d.C., compare il nome di Hercle. Ai primi del 1500 il casale, che nel ‘400 aveva cambiato il nome da Hercle in Herche, modificò ancora il toponimo in Herchie. Verso la fine del XVII secolo con la caduta della “h”, il nome del casale diviene Erchie.

L’area sarebbe stata abitata sin dai tempi più antichi. ll territorio di Erchie, infatti, ha restituito significativi reperti risalenti al Neolitico (a). Secondo alcuni studiosi le origini di Erchie si fanno risalire ai messapi, che, avendo scelto come loro stanziamento principale Oria, vollero creare nelle vicinanze un centro dedicato al culto delle loro divinità. Con l’ascesa di Roma, la piccola Heraclea, anche per la vicina presenza di Manduria e della più ingombrante Taranto, fu messa in disparte. Che il sito sia stato anche romano è evidente dalla presenza nel suo territorio della necropoli romana detta Terme di Filippo. ll centro seguì la sorte della Puglia nei secoli successivi. (2)
“Verso il X secolo alcuni monaci basiliani crearono il santuario di Santa Lucia su un antico luogo di culto messapico sito in una grotta. Ai monaci basiliani si deve inoltre l’introduzione del culto di Santa Irene, oggi patrona della città. (1)


Tra il XIII e il XIV secolo la sua popolazione continua a diminuire: nel 1377 sono attestati una ventina di abitanti e più che un centro abitato si può parlare di un casale rurale.

(3)
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Il ripopolamento del borgo iniziò nel XVI secolo con l’arrivo di albanesi che fuggivano dai turchi, ma solo dopo il Seicento il numero degli abitanti crebbe in modo più consistente.
Passò come feudo dai Montefuscoli, che ricostruirono il centro dopo le incursioni saracene, ai Mairo, ai Bonifacio, agli Albrizzi e ai Laviano che nel XVIII secolo fecero costruire il palazzo ducale. Nel 1754 la popolazione contava poco meno di mille abitanti, dei quali 233 sparsi sul territorio rurale (foresi). Oggi la popolazione è di circa 9.000 abitanti.” (1)

Brindisi. Lo stemma dei Laviano che si trova sul portone del loro Palazzo (3)

Luoghi di culto

“Nella piazza principale di Erchie ci sono tre chiese: due grandi e una piccola. Le grandi: la Chiesa Madre e il famoso Santuario di Santa Lucia sono situate sulla stessa traiettoria ma in direzione opposte. La piccola invece in posizione più defilata è la Chiesa di S. Nicola o dell’Arciconfraternita dell’Immacolata. Tutt’e tre importanti ed antichissime.” (4)

La Chiesa Madre

“Già esisteva quando nel 1500 il Marchese Antonio Montefuscolo chiese al Vice Re di Napoli questo Casale ed ottenutolo lo ripopolò portandosi appresso altra gente venuta da fuori.

ll primo documento ufficiale che riguarda la Chiesa Madre di Erchie si trova nel Verbale della Visita Pastorale che Mons. Carlo Bovio — Arcivescovo di Brindisi e di Oria fece il 17 Ottobre del 1565.
ll Vescovo scrisse che qui trovò la Chiesa della “Madonna del Casale d’Herchie” in precedenza “Santa Maria Veteranorum” e così la descrisse: “era una cappella povera; non aveva beni e i pochi considerati così trascurabili da non dover essere neppure tassati; non aveva un sacerdote in sede e i Sacramenti venivano amministrati da un Sacerdote che veniva da Torre”.” (4)

“Col passare degli anni divenne più accogliente tanto da non poter contenere i numerosi fedeli. Si decise allora di ampliarla e, ottenuto l’assenso dalla Sacra Congregazione dei Cardinali, nel 1706 iniziarono i lavori che trasformarono l’antica Cappella nell’attuale Chiesa a croce latina. La sua ultimazione avvenne nel 1782. Dal 2008 al 2010 ha subito un radicale restauro e risanamento interno ed esterno è ritornata all’antico splendore rimostrando i preziosi dipinti prima ricoperti da una tinteggiatura uniforme.” (5)

La facciata della Chiesa Madre si presenta scandita in tre piani sovrapposti di forma rettangolare delimitati in alto da cornicioni e lateralmente da pilastri con capitelli di stile jonico. Sul secondo poggia un ampio timpano a forma di ancora sul cui braccio centrale svetta la Croce. Ai lati ci sono due colonnine piramidali terminanti con una sfera ciascuna.
Nel primo piano si nota un portone abbastanza ampio circondato da una cornice che nella decorazione rivela tutta la sua antichità, sormontato da un timpano a forma di lunetta e ai lati due statue litiche realizzate nel 1781 raffiguranti gli Apostoli: Pietro e Paolo. Nel secondo piano al centro c’è una finestra chiusa con vetrata raffigurante l’Immacolata Concezione. ll Pronao è costituito da tre gradini bassi. (4)

Prospetto Chiesa Madre – Sec. XVIII (4)

Campanile della C.M. di Erchie – 1700 (4)

Statua di S. Paolo – A.D. 1782
Statua di S. Pietro – A.D. 1782

All’interno

Interno Chiesa Matrice
La volta della navata centrale con dipinti eseguiti nel 1850 da F. Scorza di Alberobello? (Restauro della ditta Carratta) (7)
Abside della Chiesa Madre
Coro ligneo (1748) e Crocifisso del 1700. (7)
Anno 1987. Organo con 1289 canne (7)
Quadro raffigurante S. Michele Arc. – Autore ignoto. Anno 1723 (7)
Altare del SS. Sacramento. “L’ultima cena”, pittura a olio su tela del 1700, di Domenico Carella da Francavilla F. (4)

Quadro raffigurante la Natività della B.V.M. (Olio su tela. Riproduzione immaginativa – Artisti riuniti di Trani 2009)
Statua di S. Michele Arcangeloposta nel 4° altare a sinistra. Anno 1920, autore ignoto. (4)
Il Calvario, trittico di statue di cartapesta del 1920, nel terzo altare a sinistra. Autore ignoto (4)
Statua di S. Irene in pietra leccese. Anno 1743 (7)
Metà 1800. San Giuseppe da Coperino. Statua in cartapesta (7)
Madonna Veterana (Bambinella). Questa statua “Macennula” (cioè senza corpo – vedi nota b) del 1762 fu tolta dalla venerazione dei fedeli nel 1978. La testa e le mani della Madonna e del Bambino sono conservati tuttora presso l’Ufficio Parrocchiale; le corone si trovano al Museo Diocesano di Oria. Questa riproduzione riproduce fedelmente l’originale (notizie tratte da 4)
Anno 1920. Cristo risorto, statua in cartapesta (7)
Anno 1920. Madonna del Rosario. Statua in cartapesta (7)
Anno 1920. Sacro cuore di Gesù. Statua in cartapesta (7)
Anno 1920. Madonna del Carmine. Statua in cartapesta (7)
Anno 1724. Quadro raffigurante la morte di S. Giuseppe (Autore Didacus Bianco “Diego Bianco” di Manduria) (7)
Anno 1724. Madonna della Consolazione (Autore Servo di Dio Lingrosso, di Campi) (7)
Particolare della Madonna della Consolazione

Anno 1700. Battesimo di Gesù, affresco di Autore ignoto, ritrovato casualmente durante i lavori di restauro della Chiesa Madre (pitturazione dei muri) (4)
Facciata interna lato nord
Quadro raffigurante la “Risurrezione della figlia della vedova di Naim (7)
Quadro raffigurante la “Guarigione del cieco di Gerico” (7)

Alcuni dei 14 quadri raffiguranti la “Via Crucis” di autore ignoto di inizio ‘800.

Il Santuario di S. Lucia

“Questa è l’altra grande Chiesa prospiciente la piazza principale di Erchie. E’ una chiesa antichissima, più antica della Chiesa Madre e di S. Nicola.
Le sue origini affondano lontano nel tempo là dove tutto è nebuloso e indistinto e storia e mito si fondono e si confondono.
La parte più antica è la “Cappella Seminterrata” di origine basiliana. Essa fu costruita, secondo la tradizione, dai Monaci Basiliani nella seconda metà dell’XI sec. quando le spoglie della Santa trafugate da Siracusa sostarono qui prima di partire per altre destinazioni. La Cappella è conforme allo Stile Basiliano perche’ conserva tuttora sul muro tracce di affreschi dell’epoca.” (4)

Cappella seminterrata

S. Lucia. Cripta basiliana. Epoca 1690 di autore ignoto. I monaci basiliani (..) adibirono l’anfratto a Cappella, la intonacarono, dipinsero al centro un’immagine di S. Lucia e poi affrescarono le pareti con figure di angeli e santi secondo l’uso bizantino di cui è rimasta visibile ancora qualche traccia (4)
La statua in pietra è molto antica; probabilmente risale al periodo greco-romano. E’ ad altezza naturale e rappresenta una donna in stile classico. Lo dimostra il vestito che indossa, un peplo simile a quello che indossavano le donne dell’antichità classica. (4)

Tempio Ipogeo

“Anche il “Tempio Ipogeo” ha una sua storia suggestiva e affascinante. La sua origine stessa è carica di mito e di mistero. Secondo la tradizione esso sorge là dove originariamente il vaccaro trovò la mucca che beveva l’acqua che scaturiva da una sorgente inginocchiata davanti ad un quadro di S. Lucia. Ma tutta la sua esistenza è percorsa da fremiti di mistero.

A causa della sua condizione morfologica esso è stato sempre a rischio. Situato in un avvallamento sotto l’imperversare delle piogge che si abbattono violente va incontro a continue inondazioni che ne rendono precaria la stabilità tanto da farlo crollare.L’ultimo crollo risale al 1819 e l’ultima inondazione al 22 Novembre del 2003. Nel 1836 il Tempio fu definitivamente completato ed è quello attuale.” (4)

Tempio ipogeo Santuario di S. Lucia –  L’origine di questo Tempio risale al 1500.
Statua litica di S. Lucia. Anno 1701, autore ignoto. La Santa in pietra leccese indossa un vestito identico a quello dell’altra statua coeva che si trova nel piano seminterrato. Nella mano destra stringe la palma del martirio e nella sinistra tiene un piattino con i suoi occhi  (4)
Particolare del Tempio
Pilastro principale del Tempio Ipogeo con archi lobati e a tutto sesto

Il Tempio visto dall’alto

Finestra che si affaccia all’esterno sulla villa
Rosone al centro del soffitto

“Secondo la leggenda (il Tempio) fu eretto là dove si trovò la mucca che si abbeverava inginocchiata alla fonte che sorge spontanea di fronte ad un quadro di S. Lucia. (..)

La Cappella da quel giorno divenne meta di continui pellegrinaggi di gente che arriva a Erchie per visitare il Santuario, si bagna gli occhi con l’acqua della sorgnte miracolosa e implora a S. Lucia grazie e favori, in particolare quanti soffrono di malattie gravi agli occhi.” (4)

Ingresso lato nord Santuario S. Lucia
Uscita della cripta di S.Lucia
Lapide commemorativa del restauro del Tempio sottostante (4)
Lapide commemorativa del restauro esterno del Santuario (4)

 Chiesa superiore

“Nella Seconda metà del sec. XIX sorse anche la “Chiesa Superiore”. Essa nacque per motivi di ordine pratico. I pellegrini che venivano a visitare e pregare S. Lucia spesso sostavano, prima di entrare nella Cappella, ore e ore all’aperto. Era veramente una situazione intollerabile!
Nel 1759 il Capitolo fece richiesta al Duca di Satriano Signore del Casale, di un po’ di terreno della sua proprietà per allungare la Cappella verso Sud.

ll duca generosamente concesse e così si costruì la “Chiesa Superiore”, in un primo tempo in modo molto approssimativo ma dopo 40 anni, nel 1804, fu ultimata.
Con questa costruzione fu inglobata in unico corpo di fabbrica anche la vecchia Cappella Basiliana e i fedeli che venivano in pellegrinaggio non sostarono più fuori.

L’ingresso fu spostato dalla porticina situata a Ovest all’ingresso della nuova Chiesa.
La Chiesa però non era ancora definitivamente completa: molto ancora c’era da fare e i lavori procedevano a rilento anche perché in quel periodo gli Ercolani si trovarono a dover lavorare su due fronti: alla Chiesa superiore e al Tempio lpogeo che nel frattempo era crollato. A causa di ciò il Sindaco e il Decurionato rivolsero istanza al Vescovo di poter vendere i doni (ex-voto) che custodiva il Santuario per poter completare la Chiesa. ll Vescovo dette il nullaosta e i lavori ripresero. La Chiesa fu ultimata e dopo circa un secolo fu inaugurata solennemente il 25 Aprile 1865.” (4)

Ingresso principale Santuario S. Lucia

Finestrone a lira
Meridiana

 

Vecchia entrata della chiesa
Sala ad  unica navata
Volta con archi e capitelli
Controfacciata
Statua in cartapesta raffigurante S. Giuseppe nella prima cappella a sinistra. Autore ignoto, anno 1925 (4)
Statua in cartapesta raffigurante S. Rita da Cascia nella seconda cappella a sinistra. Autore ignoto, anno 1923 (4)
Statua in legno indorato raffigurante S. Lucia situata nell’abside. Autore ignoto, epoca 1640-1650 (4)
Statua in cartapesta raffigurante il S. Cuore di Gesù nella terza cappella a destra. Autore ignoto, epoca 1923 (4)
Statua in gesso raffigurante l’Immacolata Concezione nella seconda cappella a destra. Autore ignoto, epoca 1990 (4)
Statue in cartapesta raffiguranti i SS. Medici Cosimo, Damiano e fratelli nella prima cappella a destra. Autore ignoto, anno 1923 (4)
Pittura su tela raffigurante l’ “Estasi di S. Antonio”. Autore ignoto, epoca 1748

Pulpito in legno con disegni e fregi in oro, del 1700
Sul pavimento della chiesa sono poste delle lastre di cristallo che consentono di vedere la cripta sottostante

La Chiesa di San Nicola

“Accanto alla Chiesa Madre sulla piazza principale di Erchie s’affaccia un’altra chiesetta che sembra soffocare per quanto sta stretta, è la Chiesa di S. Nicola o della Confraternita dell’Immacolata.
I termini sono relativi perché, per gli Ercolani, dire la Chiesa di S. Nicola o della Confraternita è la stessa cosa. Apparentemente è una chiesa piccola ma preziosa e molto antica.
Sorse nei primi anni del 600 per volontà di un gruppo di Ercolani. Questi pionieri, animati da sentimenti religiosi, decisero di riunirsi in Congregazione sotto il titolo dell’Immacolata Concezione e quindi cominciarono a costruirsi una cappellina. Ma le disponibilità erano poche e la costruzione andò a rilento tanto che quando la visitò il 18 Gennaio 1652 Mons. Palma la dichiarò non idonea a luogo sacro.
Nel 700 si nota in Erchie un notevole impulso culturale ed artistico che interessa particolarmente le Chiese. Anche S. Nicola ne beneficiò e nel 1715 si dotò di una statua lignea di Cristo Morto che tuttora si conserva. Non avendo però un posto idoneo i Fratelli la depositarono in sacrestia. Mons. Labanchi. visitando la Chiesa l’11 Giugno 1721 raccomandò i Fratelli di provvedere quanto prima ad una collocazione più idonea e nel 1730 fecero costruire una grande “Bara” in legno indorata che collocarono sull’altare insieme a Cristo Morto e il Venerdì Santo la portavano in processione.
Nel 1740 i Fratelli si dedicarono all’ornamento della Chiesa e vi inserirono alcuni quadri di pregevole fattura: un quadro grande dell’Immacolata e due piccoli ovali tutti su tela raffiguranti uno: la Decapitazione di Giovanni Battista e l’altro S. Biagio.” (4)

Statua in cartapesta raffigurante S. Nicola posta sulla controfacciata della chiesa. Epoca 1944 di Pantaleo F. (Le) (4)
Statua in legno raffigurante “Gesù nella bara”. Epoca 1715, autore ignoto (4)

Abside
Pittura su tela raffigurante l’Immacolata Concezione, di autore ignoto del 1700 (4)
Ovale di pittura su tela raffigurante “S. Biagio”, di autore ignoto del 1700 (4)
“Ovale di pittura su tela raffigurante il “Martirio di Giovanni Battista”, di autore ignoto del 1700. Descrizione: Il quadro molto antico riproduce in poco spazio ma in modo molto efficace la scena del martirio di Giovanni Battista mediante decapitazione. In primo piano vediamo il corpo di Giovanni inginocchiato e immerso in un lago di sangue, mentre il carnefice mostra ad Erodiade la testa del Santo. In secondo piano si vede la figura di Erodiade felice di aver ottenuto quanto richiesto ad Erode quando egli si invaghì della figlia di Erodiade” (4)

Il Calvario

“Il monumento è costituito da uno sfondo ad arco diviso in cinque edicole: tante quante sono i misteri dolorosi che all’origine raffigurava e che oggi sono completamente assenti. Solo l’edicola centrale racchiude un quadro in legno dipinto con la scena della Morte di Gesù sul Calvario. Le edicole sono scandite da lesene e colonne alte circa 2 m. poggianti su un basamento di circa m. 0,80. Sui capitelli poggia una trabeatura costituita dall‘architrave e il fregio costituito da lesene e pilastri ed infine la cornice formata da piramidette: 4 laterali ornate da fregi e conchiglie e quella  centrale più grande e di forma lobata. Sotto l’edicola centrale insiste un piccolo altare. Il monumento è chiuso davanti e lateralmente da un muretto di cinta con un piccolo varco a
guisa di porta d’accesso.
Il Calvario non ha avuto sempre l’attuale ubicazione. Anticamente esso si trovava al temiine della Via omonima, ma nel 1935, ultimato l’edificio scolastico, esso fu smontato pezzo pezzo, spostato e ricostruito dove si trova tuttora. Nell’opera di montaggio e smontaggio qualcosa è andata perduta. Infatti le edicole sono tutte vuote mentre anticamente avevano degli affreschi con le effigi dei misteri dolorosi.” (4)

Il Calvario – Epoca 1800. Il monumento è costituito da uno sfondo ad arco diviso in cinque edicole: tante quante sono i misteri dolorosi che all’origine raffigurava e che oggi sono completamente assenti. (..)Sotto l’edicola centrale insiste un piccolo altare. Il monumento è chiuso davanti e lateralmente da un muretto di cinta con un piccolo varco a guisa di porta d’accesso. (4)

 Il Palazzo Ducale

“Fatto costruire da Pietro Laviano , marchese di Tito e Duca di Satriano tra il 1775 e il 1787, fu la residenza estiva dei feudatari e occupa un’intera isola urbana in corrispondenza della piazza centrale e sul lato nord del Santuario di Santa Lucia. Nel cortile interno si affaccia il corpo scala la cui composizione molto originale, presenta un corpo unico a tutta altezza. La tradizione attribuisce la sua progettazione al trattatista Francesco Milizia da Oria , all’epoca soprintendente presso lo Stato Pontificio. Di particolare pregio sono le porte interne sulle quali sono raffigurati personaggi in maschera dell’Ottocento.” (6)
“Il suddetto Palazzo si erge su 1641 mq ed era composto dal pianoterra con 24 stanze più l’atrio e dal primo piano con 20 stanze più il terrazzo e scalinate. Attualmente al pianoterra ci sono 25
stanze in quanto all’origine, nel lato Sud, c’era una monumentale entrata simile a quella del lato Nord. Tale entrata fu chiusa durante il periodo fascista per ricavare la “Casa del Fascio”: privando così il centro urbano della magnifica galleria che permetteva d’intravedere via Calvario, la Villa e la chiesa di S. Lucia.
Al suo interno c’erano una raccolta di quadri, un’antica pianta della città di Venezia risalente al 1729 ed una pianta della città di Padova del 1784.
Non è stato possibile trovare notizie riguardanti la vita che nel corso dei secoli ha palpitato nel palazzo, tranne che nei primi anni del 1900 alcune stanze furono adibite ad aule scolastiche e che i relativi contratti di locazione erano firmati da Gennaro Lo Re, amministratore dei Panzera-Laviano”, ed ancora che alla fine della seconda Guerra Mondiale le sue 44 stanze dettero alloggio al contingente americano che si era stabilito a Erchie.” (3)

Balcone in pietra ancora esistente in Via Grassi (8)
Nei pressi del Palazzo Ducale
Palazzo Ducale – XVIII sec.

Atrio del Palazzo

All’interno del Palazzo Ducale

Antiche porte con personaggi in maschera dell’Ottocento

 

Nella Villa

Colonna S. Irene

“La Statua poggia su un basamento semplice ma ben curato e alto circa due metri. La colonna è costituita da tre rocchi sovrapposti larghi alla base e stretti in cima. Sulla base quadrata ci sono tre anelli concentrici; dall’ultimo si slancia il fusto della colonna alta circa 10 metri. Al vertice si nota un echino di stile dorico elaborato ed ornato con formelle e ovoli che danno alla colonna un aspetto semplice ma elegante. Sul capitello poggia la statua della Patrona.
S. lrene tiene alla base un plastico in miniatura del paese e la mano destra stesa in segno di protezione, l’altra mano invece stringe la palma del martirio.
La colonna fu collocata qui insieme all’altra della Protettrice S. Lucia nel 1700 quando l’Architetto Milizia di Oria rinnovò la Scenografia del centro del paese dandogli la configurazione attuale.
La Statua si presenta in ottime condizioni ed è stata di recente restaurata dall’Amministrazione Comunale nel piano di riordino del centro urbano del paese.” (4)

Colonna di S. Irene del 1700

 Colonna S. Lucia

“La statua poggia su un basamento alto circa due metri semplice ma ben curato. E’ costituita da tre rocchi sovrapposti larghi alla base e stretti in cima. Sulla base quadrata ci sono tre anelli concentrici; dall’ultimo si slancia il fusto della colonna alta circa 10 metri. Al vertice si nota un echino di stile dorico elaborato ed ornato con formelle ed ovoli che le danno un aspetto semplice, ma elegante. Sul capitello poggia la statua della Protettrice: S. Lucia, che tiene nella mano destra un calice ove sono depositati  i suoi occhi (che, secondo la leggenda, riuscì a cavarsi senza alcuna sofferenza al cospetto del tiranno Pascasio ndr) e con l’altra mano stringe la palma del martirio.
La Statua è del periodo del 17OO quando l’Architetto Milizia rinnovo il centro storico del paese dandogli la conformazione attuale.
Di recente è stata restaurata dall’Amministrazi0ne Comunale nel piano di riordino del Centro Urbano.” (4)

Colonna di S. Lucia del 1700

Monumento ai Caduti

“A distanza di dieci anni dalla fine della prima Guerra Mondiale, quando nell’animo degli ercolani era ancora vivo il ricordo di coloro che si erano immolati per la salvezza della patria, fu eretto, in loro memoria, nel mezzo del Parco delle Rimembranze (in Piazza della Vittoria ndr), il Monumento ai Caduti con la sua bella statua della Vittoria, che si staglia imponente verso il cielo.
A dire il vero, tale monumento era stato ordinato e destinato per la città di Brindisi, che non rimase soddisfatta dell’opera.
L’Amministrazione Comunale ercolana, venutane a conoscenza, lo acquistò, lo fece trasportare con dei traini da Brindisi ad Erchie, e lo inaugurò il 4 Novembre 1928.
I lavori iniziarono il 3 Aprile 1927 e la spesa complessiva fu di Lire 70.000.
Per rendere omaggio ai valorosi soldati ercolani che perirono durante la suddetta guerra, e per tramandare ai posteri la loro memoria, si riportano i nominativi, che in verità non sono 72 come si legge sul frontespizio ma bensì 81 come risulta dalle ricerche effettuate nell’archivio parrocchiale e nell’Albo d’oro.” (3)

Monumento ai Caduti in Guerra

 

 

Ringraziamenti:

all’amico Mario Carlucci che ha collaborato con me nella ripresa delle immagini ed a Cosimo V. Morleo per averci guidato, aiutato ed assistito nella fase delle riprese ed anche dopo fornendoci il materiale oggetto della bibliografia.

Note:
(a) Il primo abitato risalente all’età neolitica è stato localizzato nei pressi della masseria “Lo Sole”, vicino alla statale Lecce-Taranto. In esso sono stati ritrovati pezzi di intonaco di capanna, ceramica incisa, impressa e graffita.(3)

(b) “Questa statua è stata per molti anni nella nicchia sopra l’altare omonimo e precisamente fino al 1877. Quell’anno la gente di Erchie, in ringraziamento alla Madonna del Miracolo, per la liberazione del colera, fece una statua e, per motivi di spazio, decise di collocarla nella nicchia dove si trovava la “Bambinella”: questa, invece, fu trasferita in un’altra nicchia sopra un altare della navata centrale. Qui è rimasta per molti anni ed ha suscitato sempre per la sua bellezza l’ammirazione di generazioni di fedeli e la loro devozione.
Ma …aveva un difetto: era su trespolo “Macennula” cioè era senza corpo.
La Madonna e il Bambino avevano una testa di ceramica, capolavoro d’arte della scuola napoletana, con belle chiome lunghe e bionde ed indossavano vestiti di seta preziosa, ricamati in oro. ln testa portavano ciascuno una preziosa ed antica Corona in oro, dono dei nostri avi alla loro Patrona.
Questa statua nel 1978 fu tolta dalla venerazione dei fedeli dal Parroco perchè secondo lui, non era conforme agli orientamenti liturgici attluali.
Si dice che essa sia stata bruciata ma non è vero. La testa e le mani della Madonna e del Bambino sono conservati tuttora presso l’Ufficio Parrocchiale; le corone, invece, si trovano al Museo Diocesano di Oria.” (4)

 Bibliografia e sitigrafia:

“Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica o sitografica.”

(1) Wikipedia
(2) Il Grande Salento – Glocal editrice. Stampato da Editrice Salentina 2014
(3) Cosimo V. Morleo – Erchie dalle origini ad oggi. Italgrafica Edizioni Srl Oria (Br)

(4) Pancrazio Rizzato – Arte sacra in Erchie. Tipografia Minigraf – Brindisi 2005

(5) http://comune.erchie.gov.it/monumenti-e-chiese/114-la-chiesa-matrice-nativita-di-maria-vergine-e-santa-irene.html

(6) http://comune.erchie.gov.it/monumenti-e-chiese/121-il-palazzo-ducale.html

(7) Cosimo V. Morleo – Erchie, Chiesa Matrice. Italgrafica Srl Oria (Br)

 

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